Un «errore di lettura» dell’ecografia morfologica fatta al quinto mese, o
una sua «cattiva esecuzione», potrebbe spiegare il caso del bimbo nato a
Parma privo di gambe senza che alcuna malformazione fosse stata
precedentemente segnalata alla madre. A chiarire le possibili cause di
questo evento, per il quale i genitori del piccolo hanno annunciato una
causa per la richiesta dei danni, è Sandro Gabrielli, della Clinica
Ostetrica del Policlinico S.Orsola di Bologna e coordinatore per
l’Emilia Romagna della Società italiana di ecografia ostetrica e
ginecologica e metodologie biofisiche (Sieog).
L’esame fondamentale per valutare le condizioni morfologiche del feto,
spiega l’esperto, «è l’ecografia morfologica, ed in particolar modo
quella che viene effettuata alla ventesima settimana di gestazione,
ovvero al quinto mese. Un’ulteriore ecografia può essere effettuata alla
30/ma settimana ma, in questo periodo della gestazione, l’esame è
focalizzato soprattutto alla visualizzazione e valutazione degli organi
interni in formazione del feto». Per valutare le condizioni ‘fisiche’
del feto, dunque, centrale è l’ecografia del quinto mese: «Questo è il
momento – sottolinea Gabrielli – in cui il feto si vede meglio, anche se
non al 100%, e si procede di routine anche alla misurazione del femore e
alla visualizzazione delle gambe fino ai piedi. Con l’eco alla 30/ma
settimana, invece, si effettua di solito la misurazione del femore ma,
se non ci sono indicazioni particolari sulla base di esami precedenti,
la visualizzazione totale degli arti può anche non esserci, complice
pure la posizione del feto». Quello che potrebbe essere successo nel
caso del bimbo nato a Parma, ipotizza lo specialista, «è quindi un
errore nella lettura o una cattiva esecuzione dell’esame che non ha
evidenziato la malformazione, ma – precisa – prima di dare una
valutazione definitiva bisognerebbe appunto esaminare l’ecografia
effettuata». Ad ogni modo, avverte Gabrielli, «va sottolineato che
anche gli esami ecografici non hanno una affidabilità totale: stimiamo
un’accuratezza intorno all’88%. Ciò vuol dire che, anche fatta
l’ecografia morfologica, non si può avere la sicurezza al 100% di
assenza di malformazioni». Ci sono infatti circostanze, spiega, «in cui
persino difetti importanti nel feto possono non essere evidenti
all’esame: può accadere, ad esempio, nel caso in cui la gestante sia
obesa, per particolari posizioni del feto e se il liquido amniotico è
scarso». È però vero che, in caso di dubbi, «l’ecografia morfologica va
ripetuta, anche tenendo conto del fatto – conclude Gabrielli – che il
termine ultimo entro il quale poter effettuare una eventuale
interruzione volontaria di gravidanza è fissato alla 21/ma settimana di
gestazione». Si sono incontrati nel pomeriggio per i primi riscontri
sulle rispettive indagini interne i direttori generali dell’azienda
ospedaliero-universitaria Massimo Fabi e dell’azienda Usl di Parma Elena
Saccenti. Sul tavolo la vicenda del bimbo nato la notte di Natale
all’Ospedale Maggiore di Parma con una gravissima malformazione. Secondo
la denuncia dei legali della famiglia, gli avvocati Silvia Gamberoni e
Alessandro Falzoni, al piccolo, venuto alla luce senza gli arti
inferiori, nessuno avrebbe mai diagnosticato nei nove mesi precedenti al
parto il grave handicap. Nel mirino dei legali il medico privato di
Parma che ha seguito la madre 34enne, la Casa della Salute di Parma dove
vennero fatti alcuni esami, l’Ausl di Parma e l’Azienda
ospedaliero-universitaria della città emiliana.
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